giovedì 7 aprile 2011

Il “Caso de Mattei” ovvero “Della riscossa della scienza atea ed aggressiva”


La riflessione tenuta dal Prof. Roberto de Mattei su Radio Maria, lo scorso 16 marzo, sul tema del mistero del male, ha suscitato una così ampia querelle al punto da far sorgere un Caso de Mattei. Quali espressioni, nel suo intervento, sono state la “poca favilla [che] gran fiamma seconda” (Dante Alighieri, Paradiso I,34)?
Sono state quelle parole che hanno visto nel cataclisma giapponese (terremoto e tsunami) non una furia cieca, prodotta dal caso, quanto piuttosto un evento che non sfugge all’azione creatrice e conservatrice di Dio e di cui solo Dio conosce le motivazioni profonde; una catastrofe, sì, ma che potrebbe essere “un richiamo paterno della bontà di Dio, o sono esigenze della divina giustizia, che infligge un castigo meritato, o sono un tratto della divina misericordia, che purifica le vittime aprendo loro le porte del Cielo” (R. De Mattei).
Ecco le parola incriminate: Castigo meritato! Questo ha fatto insorgere il mondo della scienza bene e laica che ha tacciato il Prof. de Mattei di posizioni antiscientifiche: “Molti scienziati hanno scritto che si tratta di una posizione antiscientifica in quanto si sa che i terremoti sono causati da movimenti tettonici. Al problema del «perché» ci sono le catastrofi naturali, tema sul quale si discute e confronta da secoli, si è risposto che il problema del «come» è già stato risolto dalla scienza e quindi tirare in ballo Dio è anti-scientifico” (F. Spina, Il caso De Mattei e il ritorno della scienza “nazista” su labussolaquotidina.it 5 aprile 2001). Ma de Mattei non voleva dare una lettura scientifica di quei fatti, quanto una possibile interpretazione dal punto di vista della fede, come lui stesso ha chiarito dalle pagine de Il Foglio. “È il professor De Mattei a spiegarci che «i temi da me trattati da un anno nella rubrica su Radio Maria, da privato cittadino e ovviamente senza che sia mai stato citato il mio ruolo al Cnr, sono di carattere religioso»” (Il caso de Mattei: riflettere su Dio e il male ed essere accusato d’indegnità scientifica; su Il Foglio 30 marzo 2011). De Mattei, che nel suo intervento ha ampiamente citato un testo di Mons. Orazio Mazzella, Vescovo di Rossano Calabro nei primi anni del XX secolo, non ha fatto altro che cercare di dare una risposta a quegli eventi catastrofici dal punto di vista della fede cattolica, senza mai mettere in dubbio alcunché delle scoperte scientifiche. Egli affermava: “Il fatto che noi non comprendiamo il significato di tutto ciò che accade, non significa che vi sia qualcosa priva di significato. Solo Dio conosce il significato di ogni cosa, attribuisce a ogni cosa il suo significato. La grandezza della Divina Provvidenza si manifesta soprattutto nella capacità di Dio di trarre il bene dal male fisico e morale dell’universo, quel male che egli non causa, ma che permette per un fine superiore. Non è che Dio subisca il male: se volesse potrebbe fare in modo che non accada e spesso interviene per evitarlo; ma altre volte preferisce permettere l’esistenza del male per realizzare il bene attraverso quel male. Si pensi solo al male enorme del peccato originale, che Dio non voleva, ma che ha permesso che avvenisse, per trarne il bene immenso dall’Incarnazione”. Come non vedere in queste parole la citazione di un famoso passo della Lettera ai Romani di San Paolo che dice: “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rm 8,28). Del resto, volendo fare un solo esempio, una spiegazione del genere la troviamo in uno scritto di S. Massimiliano Maria Kolbe: “Talvolta la vita è tanto dura! Sembra che non esista alcuna via d’uscita. Non si fora un muro con la testa. La situazione è triste, dura, terribile talvolta, è disperata. Ma perché? Ma è proprio così terribile vivere in questo mondo? Forse che Dio non sa tutto? Forse che Egli non è onnipotente? Forse che non sono nelle Sue mani tutte le leggi della natura e perfino tutti i cuori degli uomini? Può forse capitare qualcosa nell’universo senza che Egli lo permetta?... E se è Lui che lo permette, può forse permettere qualcosa che non sia in vista del nostro bene, di un maggior bene, del più grande bene possibile?... Anche nel caso che per un breve istante noi ricevessimo un’intelligenza infinita e riuscissimo a comprendere tutte le cause e gli effetti, non sceglieremmo per noi stessi nulla di diverso da quello che Dio permette, poiché, essendo infinitamente sapiente, Egli conosce perfettamente quel che è meglio per la nostra anima; inoltre essendo infinitamente buono, vuole e permette solo ciò che ci serve per la maggior felicità nostra in paradiso” (SK 1264).
Un’altra spiegazione del dramma, dal punto di vista della fede, fornita da de Mattei è questa: “Le grandi catastrofi sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio, che ci scuote e ci richiama col pensiero ai nostri grandi destini, al fine ultimo della nostra vita, che è immortale. Infatti se la terra non avesse pericoli, dolori, catastrofi, eserciterebbe sopra di noi un fascino irresistibile, non ci accorgeremmo che essa è un luogo d’esilio, e dimenticheremmo troppo facilmente, che noi siamo cittadini del cielo”. Ma anche questo concetto lo troviamo nel pensiero dei Santi. Sempre Padre Kolbe, nello scritto già citato affermava: “Noi tendiamo verso la risurrezione anche attraverso la sofferenza. Anzi, noi ci attacchiamo troppo a questa misera terra: che avverrebbe se di tanto in tanto non ci dovesse pungere qualche spina? Se così fosse, ci verrebbe, forse, la voglia di costruire un nostro paradiso su questa terra di polvere e di fango” (SK 1264).
Che poi anche i terremoti e le catastrofi possano essere un frutto del disordine provocato dal peccato originale, non è un’idea nuova... in campo cattolico! Il Papa stesso ha affermato: “Il peccato, secondo le Scritture, è la causa profonda di ogni male” (Benedetto XVI, Angelus 13 marzo2011). Il Catechismo della Chiesa Cattolica infatti ci insegna che a causa del peccato originale “l’armonia con la creazione è spezzata: la creazione visibile è diventata aliena e ostile all’uomo [Cf Gen 3,17; Gen 3,19]. A causa dell’uomo, la creazione è «sottomessa alla caducità» (Rm 8,20)” (CCC 400).
Su tutto questo si può dissentire, non essere d’accordo, ma arrivare a sollevare un tale vespaio di polemiche...
Sembra invece che, sotto sotto, dietro questa grande discussione, ci sia un altro fine: immediatamente dopo l’intervento di de Mattei a Radio Maria, oltre alla polemica, si è dato il via, attraverso una petizione sul web, pubblicizzata anche dall’UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti), alla richiesta di dimissioni di Roberto de Mattei da vice-Presidente del CNR: perché? Per la sua dichiarata appartenenza e militanza cattolica. Flavia Amabile, in un suo articolo apparso su La Stampa, così bolla de Mattei: “Il suo, insomma, è un punto di vista non particolarmente basato sulla scienza. È abbastanza comprensibile: se si legge il suo curriculum si nota che non è uno scienziato ma uno storico con evidenti radici cattoliche e da tre anni il vicepresidente del Cnr” (F. Amabile, Il terremoto un castigo di Dio?; su La Stampa 22 marzo 2011). Il problema, ci chiediamo, è che de Mattei è uno storico e non uno scienziato o perché sono chiare le sue evidenti radici cattoliche?
Luca Codignola ha chiarito il tutto, senza peli sulla lingua: “Ebbene, secondo i sedicenti difensori della libertà di pensiero (purché questa sia soltanto la loro), al vicepresidente di un ente di ricerca tali riflessioni morali e filosofiche, quando avvengano pubblicamente, non soltanto non debbono essere consentite, ma anzi devono venire bollate come contrarie alla scienza, al metodo scientifico e al pensiero razionale. Insomma, detto in parole povere, un cristiano non può e non deve guidare un ente di ricerca, nemmeno come numero due. Estendendo anzi tale ragionamento, se i cristiani possono essere tollerati quali ricercatori o impiegati (purché stiano zitti), certamente a loro non si può e non si deve affidare alcuna carica direttiva in nessun ambito di ricerca, meno che mai al CNR” (L. Codignola, Quei progressisti che attaccano De Mattei solo perché è cattolico; su L’Occidentale 28 marzo 2011).
Sembra proprio che ci sia stato un ribaltamento di fronti: mentre prima si accusava la Chiesa di essere oscurantista e non permettere alla scienza di fare il suo lavoro (vedi caso Galilei), ora è la scienza laica che non permette alla Chiesa di parlare, trasformandosi così in una dittatura del sapere, il suo però, solo il suo, quello ateo e laicista: “Siamo nella fase del relativismo aggressivo. Il vecchio relativista teorizzava, anche se non sempre praticava, la massima di Voltaire secondo cui «io non condivido la tua idea ma sono disposto a dare la vita perché tu possa sostenerla liberamente». I nuovi relativisti aggressivi invece vogliono che il relativismo diventi legge ufficiale dello Stato, con conseguente repressione penale dei non relativisti” (M. Introvigne, Massimo Introvigne: Siamo nella fase del relativismo aggressivo; su zenit.org 25 febbraio 2008).