martedì 21 febbraio 2012

Morte del Papa entro 12 mesi: una bufala o cronaca di una morte annunciata?


Era naturale che la fuoriuscita dalle stanze vaticane di un documento come quello recapitato dal Card. Darío Castrillón Hoyos alla Segreteria di Stato facesse scalpore. E come poteva essere diverso!

Un documento, in lingua tedesca, nel quale viene fatto il resoconto del viaggio a Pechino, del novembre scorso, del Cardinale Romeo il quale, intrattenutosi con alti prelati del luogo, ha rivelato il “rapporto molto conflittuale” tra Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato Tarcisio Bertone: “Papa Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale”; ma più di tutto, la notizia bomba era la “profezia” del Cardinale di Palermo sulla morte entro 12 mesi del Papa e la successione (già decisa precedentemente dallo stesso Benedetto XVI) del Cardinale di Milano, Angelo Scola. La notizia, resa pubblica da Il Fatto quotidiano, ha sollevato non solo un polverone di discussioni, ma soprattutto il ricorso alle debite smentite: da quelle più logiche del Card. Romeo: “Quanto è apparso oggi su ‘Il Fatto quotidiano’ è «del tutto privo di fondamento», si tratta di affermazioni «tanto fuori dalla realtà da non dover essere prese in alcuna considerazione»” (Adnkronos), a quelle della Santa Sede per opera del direttore della Sala Stampa Vaticana, P. Federico Lombardi che così liquida la notizia: “Non ho negato che esista questo documento ma si tratta di farneticazioni che non vanno prese sul serio e che non sono mai state prese sul serio”. Le farneticazioni sarebbero legate alla voce di un complotto che si starebbe ordendo alle spalle del Papa per farlo fuori. Ma quella del complotto altro non è che la conclusione a cui sono arrivati gli interlocutori cinesi del Card. Romeo, dopo le sue indiscrezioni.
Certo, se agli ultimi 12 mesi di vita del Papa non si lega bene l’idea del complotto di attentato, altre voci hanno ipotizzato che il Papa sia attualmente ammalato di un grave tumore o hanno supposto un peggioramento dei problemi cardiaci del Pontefice.
È naturale che i maggiori commentatori di cose vaticane hanno subito smorzato la gravità della notizia: “Se Romeo avesse notizie di un tale complotto - afferma Antonio Socci dalle pagine di Libero - non andrebbe certamente a spifferarle in Cina a destra e a manca, ma li comunicherebbe anzitutto al Santo Padre e/o agli organi competenti. Sarebbe assai singolare che un prelato che viene dalla carriera diplomatica si lasciasse andare, in Cina, a tali discorsi”. Questo discorso non fa una grinza!
Come non fa una grinza anche l’opinione di Padre Gabriele Amorth: “I complotti, quelli veri, non finiscono sui giornali. Se una notizia simile si diffonde non vale più nulla. L’intento di Ali Agca contro Giovanni Paolo II non a caso è rimasto nascosto fino al compimento. Non do nessuna importanza a questa cosa”.
Che i vaticanisti mettano in luce tutte le ombre e incongruenze del documento, ci può anche stare! Ma non credo che sia saggio parlare di farneticazioni riguardo all’ipotesi di un possibile complotto contro il Papa: è lo stesso Benedetto XVI ad avere, non molto implicitamente, accennato a questo il 13 maggio del 2010. Nell’omelia pronunziata a Fatima il Papa ha pubblicamente sconfessato la lettura ufficiale che la Chiesa aveva propinato del Terzo Segreto. Brevemente: è notorio come nel 2000, quando la Chiesa decise di rendere pubblico il Terzo Segreto, nell’uccisione del vescovo vestito di bianco, descritto da Lucia, fu riconosciuto l’attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981. Questa lettura del Segreto, proposta dall’allora segretario di Stato Sodano e da Mons. Bertone, ebbe come frutto la chiusura di Fatima: il messaggio di Fatima è cosa del passato! Ecco come annunciava il prossimo svelamento del Segreto il Card. Sodano il 13 maggio del 2000: “Le vicende a cui fa riferimento la terza parte del «segreto» di Fatima sembrano ormai appartenere al passato”. Così anche nella Presentazione del documento Il Messaggio di Fatima, Mons. Bertone afferma: “La decisione del Santo Padre Giovanni Paolo II di rendere pubblica la terza parte del «segreto» di Fatima chiude un tratto di storia”. Anche lo stesso Ratzinger, a cui fu affidato il commento teologico del Segreto, sembra si sia dovuto muovere, a forza, all’interno di questo cliché pianificato da Sodano: “Prima di intraprendere un tentativo di interpretazione, le cui linee essenziali si possono trovare nella comunicazione che il Cardinale Sodano ha pronunciato a Fatima… Innanzitutto dobbiamo affermare con il Cardinale Sodano: «... le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenere al passato»”. Ma, dicevamo, il 13 maggio del 2010, a dieci anni esatti dalla comunicazione di Sodano che relegava nel passato il contenuto del messaggio di Fatima, Benedetto XVI, dalla Cova di Iria, davanti a milioni di fedeli sconfessò pubblicamente la lettura ufficiale che del Segreto era stata fornita: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”.
Questo stesso concetto, in realtà, lo si poteva desumere anche da una lettera che Suor Lucia scrisse a Giovanni Paolo II un anno dopo il suo attentato (12 maggio 1982); sbadatamente inserita da Bertone nella sua Presentazione, questo testo rende la lettura ufficiale del Messaggio incoerente con l’interpretazione che di esso ne dava l’ultima veggente di Fatima: “Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi”. Quindi, queste parole di Suor Lucia ci fanno comprendere che il Messaggio è ancora aperto e valido, in toto, per i nostri giorni; e che la possibilità della morte violenta di un Papa non è scongiurata del tutto. Di questo ne abbiamo conferma da una visione che San Giovanni Bosco comunicò ai suoi figli il 30 maggio 1862, cioè il famoso sogno delle due colonne. In questo sogno/visione, in cui il Santo di Valdocco sembra aver visto lo scorrere della storia della Chiesa dal Concilio Vaticano I a oltre il Vaticano II, nel narrare l’attacco sferrato dai nemici della Chiesa alla nave del Papa, così descrive la scena: “A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Senonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto”. Quindi Don Bosco ha visto un Papa che viene colpito una prima volta, ma che si rialza. Solo al secondo attacco viene ucciso. Noi sappiamo che Giovanni Paolo II si rimetterà in piedi dopo l’attentato del 1981, e di certo è morto di morte naturale. E sappiamo anche che il Terzo Segreto parla di un Papa che “venne ucciso”, e non “cade a terra come morto”, come ha affermato il Card. Sodano.
Senza voler entrare nell’annosa discussione se la Chiesa abbia rivelato tutto o parte del Terzo Segreto, di certo l’evento della morte violenta di un Papa è parte di un Messaggio più ampio. Coloro che ebbero accesso al Terzo Segreto prima che fosse rivelato, o ne ricevettero testimonianza, parliamo di testimoni di spicco, ebbero ad affermare che il nucleo della terza parte del segreto era la perdita della fede e l’apostasia nella Chiesa.
E che il tema sia questo lo si deduce dalle parole della Madonna, riportate da Suor Lucia nella sua quarta memoria, e che da sempre sono state ritenute l’incipit del Terzo Segreto: “In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della Fede; ecc...”.
Il Card. Silvio Oddi, per esempio, rilasciando un’intervista a Il Sabato, il 17 marzo 1990, ebbe a dire al giornalista Lucio Brunelli: “Il Terzo Segreto non ha nulla a che fare con Gorbacev. La Beata Vergine Maria ci sta avvertendo della grande minaccia dell’apostasia nella Chiesa”.
Anche Benedetto XVI, in questi ultimi giorni è tornato a parlare del grande pericolo della perdita della fede, ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, in questi termini: “Come sappiamo, in vaste zone della terra la fede corre il pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più alimento. Siamo davanti ad una profonda crisi di fede, ad una perdita del senso religioso che costituisce la più grande sfida per la Chiesa di oggi. Il rinnovamento della fede deve quindi essere la priorità nell’impegno della Chiesa intera ai nostri giorni” (27 gennaio 2012).
Ma il pericolo più grande è che la perdita della fede contagi anche la Chiesa. Da quando è stato eletto, infatti, Joseph Ratzinger non ha perso occasione di ricordare a Cardinali, Vescovi e Sacerdoti che la vera conformazione a Cristo è il servizio e non la ricerca egoistica di potere e gloria: “Il servizio a Dio e ai fratelli, il dono di sé: - diceva Benedetto XVI ai neo Cardinali - questa è la logica che la fede autentica imprime e sviluppa nel nostro vissuto quotidiano e che non è invece lo stile mondano del potere e della gloria” (18 febbraio 2012). Eppure la fuoriuscita e la pubblicazione di documenti e lettere strettamente interni alla vita della Santa Sede, come è avvenuto ultimamente, ha spinto molti vaticanisti a vedere in questo “una evidente lotta interna al Vaticano, dagli esiti incerti e comunque devastanti” (A. Tornielli), una sorta di “regolamento di conti la cui prima vittima è il Papa. Un regolamento di conti tra chi? Non è un mistero per nessuno che la nuova leva a cui è affidata la governance del Vaticano, Bertone e i suoi uomini, dia fastidio alla vecchia guardia, a coloro che con Giovanni Paolo II avevano in mano la segreteria di stato” (P Rodari).
Anche questa lotta interna fa parte del testo del Segreto, come alcuni asseriscono. In effetti di questa lotta interna parla il cosiddetto Segreto Diplomatico pubblicato il 15 ottobre 1963 nella rivista tedesca Neues Europa, e mai pubblicamente sconfessato dalla Chiesa. Questo testo riporterebbe la presunta spiegazione mancante della visione del Terzo Segreto, nel quale la Madonna direbbe: “Anche per la Chiesa verrà il tempo delle sue più grandi prove. Cardinali si opporranno a cardinali, vescovi a vescovi”. La cosa più impressionante è che queste parole si ritrovano identiche nel diario della Serva di Dio Teresa Musco; essa, all’età di otto anni (era nata nel 1943), fu visitata dalla Madonna la quale le rivelò il Terzo Segreto e tra le altre cose affermava: “Figlia, si è in un momento molto delicato, i cardinali si opporranno ai cardinali, i vescovi ai vescovi; fra di loro non c’è amore e tanti figli prediletti si trovano senza amore e sono sbanditi, non sanno più come prendere le anime, ma non arrivano alla preghiera” (Diario 13 agosto 1951). È letteralmente impossibile che la rivista Neues Europa abbia preso spunto per la sua pubblicazione dai testi della Musco, che allora era una bambina completamente sconosciuta. I suoi diari, poi saranno conosciuti dopo la sua morte nel 1976.
Credo proprio che nella risposta che Benedetto XVI dette a Padre Lombardi, durante il viaggio verso il Portogallo, riguardante il Terzo Segreto, non sia solo da vedere il peccato della pedofilia, quanto il peccato della Chiesa che ferisce la Chiesa stessa: “Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo”. Questa parola è impressionante: il si è sempre saputo mette in luce come dalla infedeltà degli uomini di Chiesa, che sono quelli che Cristo ha scelto, possa derivare la più grande instabilità per il mondo intero.
Tutto quello che qui abbiamo riportato non ha il fine del catastrofismo o il gusto della ricerca, forzata, di qualche profezia rispolverata per fare uno scoop. La scelta delle citazioni è stata fatta cercando solo quelle che avessero il conforto di una certa autorità (vedi on Bosco o la Serva di Dio Teresa Musco). Il fine di questo articolo è quello di invogliare alla preghiera per il Santo Padre, che in questi ultimi giorni, per ben due volte, di seguito, ha chiesto a tutti i fedeli di innalzare preghiere per la sua persona e per il suo ministero petrino: “Pregate anche per me, affinché possa sempre offrire al Popolo di Dio la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite fermezza il timone della santa Chiesa” (18 febbraio 2012); “Maria, Madre della Chiesa, aiuti me e i miei collaboratori a lavorare instancabilmente per l’unità del Popolo di Dio e per annunciare a tutte le genti il messaggio di salvezza, compiendo umilmente e coraggiosamente il servizio della verità nella carità” (19 febbraio 2012). Il fine è pregare anche per la Chiesa, perché sia sempre di più ciò per cui Cristo l’ha costituita, come il Papa ha ricordato in questi giorni: “Oggi si parla molto della Chiesa di Roma, di tante cose, ma speriamo che si parli anche della nostra fede, della fede esemplare di questa Chiesa, e preghiamo il Signore perché possiamo far sì che si parli non di tante cose, ma della fede della Chiesa di Roma” (15 febbraio 2012).


Inseriamo, di seguito, il testo del documento in questione e la visione di S. Giovanni Bosco


il documento


Riportiamo il documento integrale tradotto dal tedesco, con in testa la scritta «strettamente confidenziale» e la data 30.12.2011
Oggetto: Viaggio del Cardinale Paolo Romeo (* 20 febbraio 1938 ad Acireale, Provincia di Catania, Italia), Arcivescovo di Palermo, a Pechino a novembre 2011.
Durante i suoi colloqui in Cina, il Cardinale Romeo ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre.
Viaggio a Pechino: Nel novembre 2011 il Cardinale Romeo si è recato con un visto turistico a Pechino, dove, di fatto, non ha incontrato nessun esponente della Chiesa Cattolica in Cina, bensì uomini d'affari italiani, che vivono o meglio lavorano a Pechino, e alcuni interlocutori cinesi. A Pechino il Cardinale Romeo ha dichiarato di essere stato inviato personalmente da Papa Benedetto XVI per proseguire, o meglio verificare i colloqui avviati dal Cardinale Dario Castrillón Hoyos a marzo 2010 in Cina. Inoltre ha affermato di essere l'interlocutore designato del Papa per occuparsi in futuro delle questioni fra la Cina e il Vaticano. In un colloquio confidenziale, il Cardinale Romeo ha informato i suoi interlocutori in Cina di aver curato durante la sua attività svolta per conto del Servizio diplomatico della Santa Sede presso le rappresentanze papali nelle Filippine, i contatti con la Chiesa Clandestina RKK 1 e di essere, in virtù di questa sua esperienza, l'interlocutore adatto per curare le questioni fra la Cina e il Vaticano. Inoltre dice di essere stato fra il 1990 e il 1999 Nunzio Apostolico in Colombia e di aver collaborato, proprio in quel periodo, con il Cardinale Castrillón. Il Cardinale Romeo ha sorpreso i suoi interlocutori a Pechino informandoli che lui – Romeo – formerebbe assieme al Santo Padre – Papa Benedetto XVI – e al Cardinale Scola una troika. Per le questioni più importanti, dunque, il Santo padre si consulterebbe con lui – Romeo – e con Scola. Al Cardinale Romeo è stato comunicato da parte cinese quanto segue: Molti Cardinali si sono recati in Cina, ma la visita più importante per il rapporto fra la Cina e il Vaticano è stata quella del Cardinale Dario Castrillón Hoyos a marzo 2010.
Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone: Il Cardinal Romeo ha aspramente criticato Papa Benedetto XVI, perché si occuperebbe prevalentemente della liturgia, trascurando gli «affari quotidiani», affidati da Papa Benedetto XVI al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Chiesa Cattolica Romana. Il rapporto fra Papa Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone sarebbe molto conflittuale. In un'atmosfera di confidenzialità il Cardinale Romeo ha riferito che Papa Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale. Romeo ha aggiunto però che non esisterebbe un altro candidato adatto a ricoprire questa posizione e che per questo il Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone continuerebbe a svolgere il suo incarico. Anche il rapporto fra il Segretario di Stato e il Cardinale Scola sarebbe altrettanto avverso e tormentato.
Successione di Papa Benedetto XVI: In segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il Cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità. Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l'incarico di Papa. Per iniziativa del Santo Padre – così Romeo – il Cardinale Scola è stato trasferito da Venezia a Milano, per potersi preparare da lì con calma al suo Papato. Il Cardinale Romeo ha continuato a sorprendere i suoi interlocutori in Cina continuando a trasmettere indiscrezioni. Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere.
Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre. Il Cardinale Romeo si sentiva al sicuro e non poteva immaginare che le dichiarazioni fatte in questo giro di colloqui segreti potessero essere trasmesse da terzi al Vaticano. Altrettanto sicuro di sé Romeo ha profetizzato che già adesso sarebbe certo, benché ancora segreto, che il successore di Benedetto XVI sarà in ogni caso un candidato di origine italiana. Come descritto prima, il Cardinale Romeo ha sottolineato, che dopo il decesso di Papa Benedetto XVI, il Cardinale Scola verrà eletto Papa. Anche Scola avrebbe importanti nemici in Vaticano.


IL SOGNO DELLE DUE COLONNE
(San Giovanni Bosco)

Tra i sogni di Don Bosco, uno dei più noti è quello conosciuto con il titolo di Sogno delle due colonne. Lo raccontò la sera del 30 maggio 1862.
«Figuratevi -disse- di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo' di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: "AUXILIUM CHRISTIANORUM" (AIUTO DEI CRISTIANI); sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: "SALUS CREDENTIUM" (SALVEZZA DEI CREDENTI).
Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi.
Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte àncore e grossi ganci attaccati a catene.
Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie.
A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio.
Senonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio.
Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un'àncora della colonna su cui sta l'Ostia, e con un'altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un'altra àncora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch'esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma».
A questo punto Don Bosco interroga Don Rua:
-Che cosa pensi di questo sogno?
Don Rua risponde:
-Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, le navi gli uomini, il mare il mondo. Quelli che difendono la grande nave sono i buoni, affezionati alla Chiesa; gli altri, i suoi nemici che la combattono con ogni sorta di armi. Le due colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria SS. e al SS. Sacramento dell'Eucaristia.
-Hai detto bene -commenta Don Bosco-; bisogna soltanto correggere una espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla rispetto a quello che deve accadere. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio: Devozione a Maria SS., frequente Comunione (M.B. VII,169).

Tratto da PIETRO ZERBINO (a.c. di), I sogni di Don Bosco, Leumann: LDC, 1995/2a ristampa, pp 53-55.